Antonella Mansueto, la 22enne curata con un analgesico per una setticemia (2009/10)

Di solito non ci occupiamo di scandali sanitari e responsabilità medica, tuttavia questa drammatica vicenda avvenuta tra il 2009 e il 2010 ci ha colpito particolarmente.
Come spesso facciamo su DirittoeCronaca.it, cerchiamo di tornare indietro nel tempo, per capire cos'è successo a questa ragazza e il susseguirsi dei fatti incredibili che hanno portato alla tragedia.
Antonella è una 22enne originaria di Noci, nel Barese. Frequenta con profitto il corso universitario in farmacia e studia materie appassionanti come biologia animale e vegetale, anatomia e fisiologia umana, chimica analitica, patologia generale e terminologia medica, microbiologia e igiene. Apparentemente è una ragazza come tante: intelligente, acuta, dotata di una bellezza acqua e sapone e come molti giovani della sua età è alla ricerca di una qualità di vita migliore.
Purtroppo non sempre la natura concede il totale benessere fisico a tutti: tralasciando malattie gravi, nella propria vita ci si può confrontare con un dislivello del bacino, un setto nasale deviato o una cisti coccigea, è proprio quest'ultimo il caso di Antonella che vuole risolvere il problema per dedicarsi ad altro, anche perché sa che per stare finalmente meglio basta un intervento routinario.
La ragazza viene ricoverata il 4 dicembre 2009 all'ospedale Santa Maria degli Angeli di Putignano in regime di day surgery: la sua è un'operazione di "piccola chirurgia" che non richiede giorni di analisi e riposo in ospedale, insomma apparentemente sembra una faccenda da poco che dev'essere risolta per la serenità e le attività della giovane.
Tuttavia fin dalle prime medicazioni Antonella nota che la ferita non si rimargina tanto che, una volta tornata a casa, un medico le consiglia di confrontarsi con chi l'ha operata, ma nella struttura ospedaliera sembra che nessuno dia peso alla situazione nonostante la ferita stessa cominci a diventare maleodorante.
Il 6 febbraio del 2010 la studentessa ha la febbre a 42, vomito e dissenteria. I genitori, disperati, chiamano la guardia medica di Noci, che senza visitarla, risponde «È un virus influenzale, datele alcune gocce di Novalgina», diagnosi confermata il giorno seguente dopo una visita in casa.
L'8 febbraio, a distanza di poche ore, avviene il tracollo: la giovane respira con affanno, non vede bene e non si sente più le gambe. Viene portata nuovamente all'ospedale di Putignano dove, dopo un'attesa di 6 ore, le diagnosticano uno shock settico, un'insufficienza renale, una gastroenterite acuta e la trasferiscono in una struttura più attrezzata, il Miulli di Acquaviva delle Fonti.
Da qui in poi alcune testate giornalistiche si sbizzarriscono: si parla di un'Antonella angosciata e ben conscia di ciò che sta accadendo proprio grazie agli studi in farmacia, che urla il suo dolore nelle corsie dell'ospedale: «Aiutatemi! Non voglio morire!», tutti gli articoli che riportano quest'ultima notizia vengono cancellati in fretta e furia perché privi di fonte.
La versione ufficiale ci racconta di una giovane intubata e sedata per 46 giorni, durante i quali viene chiamata un'équipe da Bologna: si decide di amputarle le gambe e tutte le dita delle mani ad eccezione dei pollici nel disperato tentativo di salvarle la vita, ma la ragazza muore il 26 marzo.
Scoppia il putiferio: tutta Italia comincia a chiedersi come si possa morire per un'operazione di routine che non mette a rischio gli organi e l'apparato circolatorio e soprattutto a distanza di mesi: possibile che nessuno se ne sia reso conto? Perfino internet è in fibrillazione: nel forum del sito FuturiMedici.com si discute animatamente sul caso in questo topic.
«Eravamo una famiglia felice Hanno spezzato la nostra vita. Eravamo felici di fare sacrifici per mandare all'università Antonella e suo fratello Giovanni. Abbiamo dato tutto per loro, e poi arriva uno a farci del male. I medici devono fare attenzione, non dare niente per scontato. Fanno i trapianti di cuore e poi si muore per setticemia dovuta a una fistola, è impossibile», questo il commento di mamma Anna.
Per la tragica vicenda, nel 2015, ci saranno due condanne per omicidio colposo: una a 1 anno di reclusione per il chirurgo e una a 8 mesi per un medico del pronto soccorso, con risarcimento danni nei confronti della famiglia Mansueto; il primario di chirurgia verrà assolto.
Abbiamo già spiegato in altre circostanze che questo non è un mondo per giovani, la storia di Antonella è una delle più atroci del suo genere e lascia sbigottiti. Noi nel nostro piccolo ci auguriamo che la sua famiglia, in tutta questa sofferenza, col tempo sia riuscita a trovare un po' di serenità.

Autore: Davide Ronca

Dottore in giurisprudenza con un master in scienze forensi e uno in scienze criminologiche. Giornalista dal 2007, è da sempre attivissimo sul web per portare un'informazione di qualità.